Che ognuno di voi possa diventare “poeta della pace”! Fatevi poeti di pace!
papa Francesco, 28/11/2022
In un mondo dove la guerra ricompare come mezzo per risolvere le contese tra gli stati, dove la politica trionfa, la poetica sembra essere il rifugio degli illusi. Parlare di pace, di quella pace che viene dalla verità perché “la Verità è la forza della pace” (San Giovanni Paolo II) sembra un esercizio inutile. Eppure l’esperienza storica ci suggerisce che la pace è possibile, anche nelle condizioni più disperanti. E non si tratta solo di arguti ragionamenti di geopolitica perché la pace è necessaria sul lavoro, in famiglia, nella vita quotidiana. Di seguito tre esempi di pace in tre film con un’ambientazione storica molto precisa
Lo slogan dei dissidenti russi ai tempi dell’URSS, un richiamo forte alla responsabilità personale a "tenere accese le fiammelle di speranza dove l’uomo può ripartire" (S.E. Mons. Paolo Pezzi arcivescovo di Mosca). Un tema sempre attuale in questi tempi cupi e densi di incertezza con l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russia di Putin.
Cosa cambia un uomo? Un incontro. Un incontro è fatto di parole, gesti ma, in definitiva, di una convivenza, di una condivisione. L’e-ducazione, il “portar fuori” dalla nostra gabbia personale il meglio di noi stessi finisce per essere determinato da una suggestione causata da parole ascoltate così come da un volto, da un gesto per cui si intuisce che lì c’è qualcosa che ci svela a noi stessi. E questo vale anche nel rapporto tra docente e allievo, dove gli avvenimenti che si ricordano sono legati a fatti e non a belle parole: o meglio a fatti che hanno confermato il fascino di un discorso.
Tre film sull’educazione dove, intenzionalmente, non vi sono insegnanti di professione: vi sono uomini, donne, persino ragazzi che sono presenti alla vita. Così, almeno, non potremo addurre a scusa la nostra insufficienza e la nostra povertà di spirito. Perché il mondo antico è stato convertito al cristianesimo da milioni di Aquila e Priscilla, professione tappezzieri, e non da pochi, grandi filosofi.
“Tu sei”. Significa che prima non c’eri e adesso ci sei. E che domani potresti non esserci più. Se “tu sei un bene per me” l’occasione è ora. E tu diventi un’urgenza. Ma noi resistiamo all’urgenza perché abbiamo la nostra vita, le nostre abitudini, il nostro progetto. Inevitabilmente tendiamo a renderci impermeabili rispetto alla realtà senza considerare che l’altro esiste.
Tre film a scalare: dall’esperienza di un microcosmo che diventa comunità(“Mr. Ove”); al nascere di un progetto colossale che sconvolge e coinvolge famiglia e amici (“The greatest showman”); a una responsabilità collettiva dove il “bene” è il mio compatriota, chiunque esso sia (“Dunkirk”).
Mai come in questi ultimi decenni la libertà dei singoli è stata valorizzata ed esaltata. Ma c'è un prezzo da pagare. Se la libertà è la libertà dal bisogno, i bisogni diventano voglie: e noi siamo prigionieri di noi stessi.
È per questo che noi tutti abbiamo bisogno di essere 'e-ducati' 'portati fuori' per essere liberi. Per questo possiamo discutere di libertà politiche e sociali ma la servitù in cui ci imbattiamo ogni momento della giornata è la servitù del quotidiano e una vita senza gioia perché priva di rapporto, autosufficiente.
Siamo come monadi di Leibniz, privi di finestre, di occhi per vedere e di bocche per ridere. Il rapporto con chi sentiamo altro libera noi stessi e l'altro.
“Dopo i massacri di Parigi e di Bruxelles lo spettacolo della brutalità, del Male, del Nulla urge i cuori di tutti a una reazione. Che di solito è scomposta, momentanea, isterica, sommaria. Si identifica l’islam come secolare nemico della nostra civiltà senza definire in cosa consiste la civiltà europea. Che è il punto più importante perché se non sappiamo per cosa vale la pena vivere, non sapremo mai per cosa vale la pena morire. Per questo la traccia del cineforum è così significativa...“E io che sono?.
Di fronte a questa sfida l’Europa oscilla fra la resa, la dhimmitudine (l’essere soggetti all’islam) e un vacuo e futile bellicismo senza sapere in cosa consiste la guerra contro il terrorismo. Per questo motivo abbiamo pensato di aprire il ciclo di film con “The Kingdom” che ha alcuni pregi notevoli: alta spettacolarità, definizione delle tattiche terroristiche e poliziesche, descrizione di cosa sono capaci gli americani, decisi a tutto, preparati e motivati ma privi di un obbiettivo strategico. Destinati a vincere tutte le battaglie e a perdere le guerre. La risposta europea (e quindi cristiana) è in “Uomini di Dio) dove il sacrificio cosciente e razionale dei monaci di Thibirine fa intravedere per cosa si combatte: per la pace, per la felicità degli uomini: in altre parole, per amore di Cristo.
Ma qual è il dato fondamentale della cultura europea, quella per cui vale la pena vivere e morire? la Bellezza. Ed è per questo che l’ultimo film è “Il concerto” dove oriente russo e occidente francese si fondono in una sintesi straordinaria, grazie alla mediazione della cultura ebraica. E non è un caso se l’ultima inquadratura del film, e di questo ciclo, consista nel volto di due grandi artisti, commossi e stupiti da ciò che, per mezzo loro è stato compiuto, rivolti al Cielo in una muta preghiera.
Tre film, tre storie d’amore, tre paure: in “Questione di tempo” (regia Richard Curtis) quella di vivere il presente, nel tentativo di fare le cose “giuste”, di riuscire, di avere successo, con la possibilità di aggiustare gli errori commessi; salvo poi accorgersi che la vita è già miracolosa così com’è. La seconda paura in “Midnight in Paris” (regia Woody Allen) è quella di non avere alcuna gioia nel presente, rifugiandosi in un passato fatto di suggestioni letterarie e artistiche che, davvero “costituiscono” il nostro cuore e che sembrano darci la maggiore consistenza, il “locus inflammatus” per dirla con Pavese; salvo poi accorgersi che esiste la possibilità di un miracolo e cioè che un incontro sia totalmente adeguato alle esigenze del cuore. La terza paura “The lady” è l’esito del superamento delle prime due: esitare nell’abbandonarsi alla realtà, nello scegliere, attimo per attimo, il nostro destino salvo accorgersi che dire di sì alle circostanze e tenere gli occhi bene aperti per vederle non offre alcuna serenità ma cambia il mondo e noi stessi, diventando “spettacolo per gli angeli“
Si può essere sorpresi dalla gioia per due motivi: il primo è che la gioia è, razionalmente, impossibile perché non ammettiamo l’esistenza di qualcosa che risponda a tutte le esigenze del nostro cuore; il secondo è che i portatori di questa gioia che, incredibilmente, c’è e permane, sono creature imperfette e fragili come noi: i nostri figli (Hook), l’amore di una vita (Orgoglio e pregiudizio), un Padre che perdona i nostri peccati (Piovono pietre). Il tutto in tre film, diversi tra loro per stili e obbiettivi ma tutti con un desiderio di bellezza e di verità quali raramente si incontra.
La lontananza del padre dei figli, la sua strutturale inadeguatezza e la coscienza di tutto ciò: paradossalmente la via per la grandezza e per una continua maturazione dell’uomo, inteso come “vir”. Se “Fronte del porto” è una storia di uomini con un prete che suscita e riscatta un giovane senza futuro, “Paradiso amaro” è la storia di questa inadeguatezza e di una tenerezza senza confini. La storia di un uomo profondamente buono, quasi indifeso, che riesce a vedere e far vedere il buono che c’è in tutti. A tratti divertente, spesso commovente. Toni sommessi, mai urlati e un Clooney di bravura strepitosa. Scena finale che ogni padre dovrebbe ricordare ogni sera prima di andare a letto. “Il cammino di Santiago” chiude il ciclo. Un film come se non facevano più da decenni, semplice, fatto di attori e di scenari, divertente e commovente.
La profondità e la difficoltà della crisi italiana e mondiale suggeriscono un tema come questo. In “Dear Frankie” un bambino sordomuto e sua madre incontrano un bene inaspettato in un uomo sorprendente e in “Apollo 13” splende l’eroismo quotidiano dei tecnici della NASA che riportano sulla Terra una navicella spaziale quasi condannata a vagare nello spazio. Ma a rappresentare la punta di diamante del ciclo è un film americano di un regista inglese, Joe Wright con “Il solista”. La vita di un “homeless” paranoico è rischiarata da Beethoven e dalla presenza di un giornalista che, dall’interesse professionale passa all’amicizia vera.
Si tratta di un ulteriore approfondimento del cammino intrapreso. Nel primo film a farla da padrone è Gerard Butler, protagonista di “P.s. I Love you”, uno dei film sentimentali più belli degli ultimi anni. “Ricomincio da oggi” narra la storia di un maestro d’asilo e, per certi versi, lo stile è più arduo da seguire di altri film visti in precedenza. La novità è che a presentare il terzo film “Una scelta d’amore” che tratta della storia d’Irlanda è un giovane, esperto di quel periodo e che illustra con dovizia di particolari un tema poco conosciuto e ricordato in Italia come quello dello sciopero della fame nelle carceri dell’Irlanda del nord
A cosa? Alle proprie radici come i partigiani ebrei di “Defiance” o don Pino Puglisi alla sua gente e a Cristo stesso in “Alla luce del sole”. Ma il film che si è sedimentato nei cuori è lo splendido e tenero “50 volte il primo bacio” e l’appartenenza all’amore di una vita, laddove si riconosca una vocazione più forte di qualsiasi ostacolo.
La difficoltà dell’esistenza, il non voltare la faccia di fronte alla asperità del cammino sono la caratteristica di “La rosa bianca” e di “La storia di Agnes Browne”. Eppure, di rado nel cinema si è trovata una figura di docente affascinante come quella di Stephen Malley (Robert Redford) impegnato a educare uno studente riottoso con una frase memorabile “Io vendo te a te stesso”
Difficile dire se vi sia un film di punta fra i tre. “Cyrano” con un immenso Depardieu sazia i malati di poesia, “Joyeux Noel” ferisce chi ama il canto ma, forse, quello artisticamente più debole “ Ti va di ballare ” impressiona i ragazzi per quanto faccia comprendere l’importanza del ballo, dell’eleganza, delle buone maniere, della grazia.
Il tema esigeva un tono più drammatico e più “alto”. “Paradise road” ricorda come il “cuore esista” e resista anche in un campo di prigionia giapponese e “Gloria” come un bambino indifeso possa mutare una matura ex prostituta in una tigre feroce e amorosa. Ancora una volta c’è un film di punta ed è “World trade center” che mostra un’America normalmente impavida ed eroica quale, nel fondo del nostro cuore, anche noi europei vorremmo essere.
Se il mestiere più bello del mondo è quello dell’educatore, il più difficile è quello del padre che, a un certo punto della vita, deve fidarsi e affidare i propri figli a qualcuno. “Les Choristes” e “School of rock” mettono al centro della storia maestri fantasiosi quanto, apparentemente impeparati. Ma, sicuramente, “Bronx” di e con Robert De Niro è quello che “spacca” più di tutti, con quella figura di mafioso moralista che è il grande Sonny interpretato da Chazz Palminteri.
Povero amore tra uomo e donna, così “ucciso, negato, calpestato, dimenticato” (Prevert) proprio quando si cerca di esaltarlo come unica ragione di vita! E invece “Love lift us where we belong” Ecco “Moulin rouge” di Baz Luhrmann, capolavoro immortale, e poi “Witness” e “Un anno vissuto pericolosamente” ambedue di Peter Weir. Tre film di registi australiani che sanno narrare come ben pochi al mondo quanto sia bello e positivo ciò che muove l’uomo e la donna verso un incontro che non ha confini.
Una specie di “numero zero”, senza piena coscienza e deliberato consenso per quanto sarebbe avvenuto poi. Ma questo nessuno poteva saperlo. In “Glory” un reggimento di negri straccioni e senza speranza diventa, col proprio sacrificio, l’alfiere della libertà di un intero popolo. In “Swing Kids” il jazz diventa, per i ragazzi, lo scudo della bellezza e della libertà contro la dittatura nazista.
Ho imparato a rendermi conto che c’è un di più in ciò che studiamo. Ho imparato a meravigliarmi davanti a una pagina.
Fronte del Porto mi ha aiutato ad avere uno sguardo più comprensivo anche verso i miei studenti.
Oltre all’aiuto nello studio, ho conosciuto nuove persone, adulti e ragazzi, imparato a stare con persone nuove in un modo nuovo