All'interno del ciclo di incontri su 'Pinocchio' tenutosi presso la Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo di Desio, il nostro presidente e una nostra volontaria sono stati invitati a portare una testimonianza sull'esperienza a Fronte del porto. Ecco il testo dei due interventi che segnano il passo della nostra storia a 15 anni dal suo inizio.
Scarica il pdfL’incontro di oggi pomeriggio nasce in un modo un po’ insolito. Abbiamo incontrato il dott. Ballerini leggendo con i ragazzi un suo libro, “Click”. Questo gesto ci ha talmente colpiti e aiutati (“non noi a capire il libro, ma il libro che chiarisce noi”) che abbiamo voluto incontrare l’autore. Ringraziamo il dott. Ballerini, che di professione è psichiatra e scrittore, per la sua disponibilità.
Scarica il pdfÈ capitato a tutti che davanti alla realtà o all’oggetto di studio abbiamo intuito una promessa, un positivo, che la realtà ci è amica per poi dimenticarcene, come se venissimo sommersi da un cumulo di macerie. Poi ci è capitato che il 10 maggio 2014 il Papa ci ha spalancato una finestra invitandoci a verificare il vero, il bello e il buono dell’esperienza scolastica che viviamo, insomma ci ha invitato a metterci al lavoro.
L’incontro di questa sera col prof. Marco Bersanelli, docente di Astrofisica presso l’Università Statale di Milano, vuole essere un momento di verifica su quanto abbiamo raccolto da questa provocazione, raccontando esperienze e ponendo domande emerse in questa avventura.
Mossi dalla provocazione del nostro amico e scrittore Alberto Leoni “non ci troveremmo nell’attuale situazione se avessimo fatto i conti con la nostra storia” abbiamo voluto comprendere come nei momenti bui della nostra storia italiana, siamo riusciti a non soccombere, a uscirne fuori più forti, più positivi. La presentazione del suo libro “Il paradiso devastato” - Storia militare della Campagna d’Italia 1943-1945 – Ed. Ares è stata la possibilità di comprendere l’enorme contributo dato dagli Alleati alla liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazifascista. Abbiamo avuto modo di conoscere uomini normali, ma allo stesso momento grandiosi, che col loro sacrificio ci hanno offerto la libertà, la condizione perché un uomo possa trovare la propria strada verso la realizzazione di sé. Ma a questo punto non ci bastava, perché volevamo capire perché nonostante questo enorme sacrificio non abbiamo ancora oggi un sentire comune come italiani. Abbiamo voluto capire da quale risorsa attingere per ripartire. La presentazione del libro “Il cristianesimo nei primi secoli” di Gustave Bardy Edizioni Jaca Book ci ha permesso di cogliere il valore di ciò che credevamo di aver capito e perciò accantonato, il cristianesimo. Abbiamo scoperto che la Chiesa è “capace di educare uomini propositivi...” ed è proprio di questi uomini che abbiamo bisogno, è questo uomo che io voglio essere. Abbiamo così voluto incontrare due uomini che hanno giocato la loro libertà fino a rompere il muro del conformismo nell’educazione scolastica, avendo il coraggio di re-inventarsi la scuola, il modo di proporre la propria disciplina per mettere in condizione il ragazzo, la ragazza, di tirar fuori ricchezze altrimenti destinate a giacere nel fondo delle proprie miniere. Sebastiano Aglieco maestro elementare, e Corrado Bagnoli, professore di lettere nella scuola media, scrittore e poeta, ci hanno fatti partecipi di due esperienze didattiche che recuperano il senso della scrittura come strumento per crescere, come un mezzo per realizzare una forte attitudine a guardare meglio e quindi a essere migliori. Essi ci hanno comunicato due esperienze che riportano al centro dell’attività didattica la libertà di sperimentare e di proporre un percorso educativo in cui l’alunno possa sentirsi protagonista.
Chi è l’altro per me? E’ questa la provocazione che abbiamo voluto raccogliere incontrando Mariella Carlotti. Nell’esperienza educativa c’è un equivoco che è bene contestare e vincere da subito, pena l’impossibilità di incontrare davvero l’altro: l’adulto non è colui che non ha nulla da imparare, il suo compito non è quello di dire al giovane che cosa è meglio fare o non fare. Questa posizione debolissima, inconsistente, molto diffusa nell’esperienza scolastica, si scontra con la vera dinamica dell'esperienza educativa: l'altro è irriducibile al mio progetto, a qualsiasi tentativo di manipolazione. Anche nel rapporto tra adulto e giovane, tra insegnante e alunno, o si comprende che l’altro è la possibilità per la propria realizzazione, è occasione per la propria crescita, oppure diviene un problema da risolvere, un continuo fastidio.
La realizzazione di quest’opera non ha voluto essere soltanto una mostra di carattere scientifico. E’ soprattutto la descrizione di un percorso umano e culturale che alcuni alunni hanno deciso di iniziare col prof. di Fisica, Agostino Fiorello, che aveva lanciato una sfida circa l’esperienza che gli alunni fanno del divertimento, godimento e dello sballo. Nella classe IV^ del Liceo Scientifico Tecnologico si affronta l’Ottica e, nella concomitanza del quattrocentesimo anniversario delle prime osservazioni astronomiche di Galileo, quale migliore coronamento avrebbe potuto avere questo studio se non quello della lettura del Sidereus Nuncius ? Oltre a questa attività, gli alunni hanno partecipato agli incontri scientifici organizzati dalla associazione Euresis e soprattutto all’incontro col dott. Benvenuti (Agenzia Spaziale Italiana) e il prof. Shea (ordinario della cattedra galileiana di Padova). Questi incontri sono stati per i ragazzi l’inizio della rivisitazione circa l’idea che avevamo del godimento e dello sballo: essi pensavano che lo sballo consistesse nel dimenticare le cose, mentre qui abbiamo compreso che lo sballo è trattenere la bellezza. Ma hanno compreso che le cose sono più di ciò che appare. L’esperienza che ha loro aperto gli occhi è stata quando, con il prof. Gibellato, hanno visitato il Duomo di Milano, visita organizzata dall’Associazione Fronte del porto. Anche in questa occasione sono stati invitati a riflettere sulla differenza tra vedere e guardare. Allora è parso evidente che Galileo, pur se lontano alcuni secoli, spingeva verso questa esperienza più piena quando, osservando il cielo col cannocchiale, afferma che “provai un incredibile godimento dell’animo”. Dovevano solo cedere a questa bellezza. L’avere accettato questa sfida li ha sicuramente arricchiti e la messa a disposizione di questo lavoro anche per altre scuole vuole essere un contributo alla rottura di quel muro di ottusità che impedisce di aprirsi alla realtà. Grazie ai ragazzi della 4^U a.s. 2008-2009.
Una mattina, entrando in aula professori, un nostro amico vede una collega tutta intenta a leggere il registro delle circolari e le chiede : “Ma come, leggi le circolari alle 8,20 del mattino? Non hai niente di meglio da fare?” E lei di rimando: “Alla SSIS (ndr : scuola superiore di insegnamento secondario) ci hanno detto che è la cosa più importante da fare quando si entra a scuola”. Il nostro amico, sorpreso e incredulo, le dice che dalla sua esperienza di insegnamento ha compreso che “la cosa più importante quando si entra in scuola è guardare i ragazzi”. Questo cordiale colloquio rivela due modalità completamente opposte di intendere l’educazione: uno è tecnico-burocratico, per cui il docente si riduce nella migliore delle ipotesi a “ripetitore di cultura” mancante però di un fuoco che può accendere chi lo ascolta; l’altro, invece, creativo, capace di attivare un’attenzione continua nei confronti ragazzo, attento a coglierne le sfumature per meglio affinare un metodo che agganci il ragazzo per proiettarlo alla riconquista di sé e della realtà. Il termine metodo, infatti, significa appunto “metha-odos - attraverso la strada” e indica che è necessario seguire una strada. Ma per arrivare dove? Intanto, non si può condurre nessun giovane nell’avventura della vita se l’adulto stesso non è implicato in questo cammino e se non ha chiaro lo scopo e la meta del suo viaggio.
Queste osservazioni, messe a fuoco in una conversazione con l’amica e collega Anna Magni, nascono dalla consapevolezza che la scuola non può adempiere compiutamente il proprio compito se non dentro una corresponsabilità con la famiglia e si sono proposte come “ipotesi di lavoro” da verificare nel rapporto con i propri figli. Molte cose sono cambiate, nella scuola e fuori di essa, dal momento in cui è stato tenuto l’incontro dal titolo “Come aiutare i figli nello studio”. Soprattutto sono cambiati i nostri ragazzi ed il mondo in cui si trovano a crescere e a vivere. Ciò che l’esperienza matura in noi, infatti, è sempre un punto di partenza da rileggere e da far reagire con il nuovo e il diverso che l’oggi ci presenta: non sono state pensate come la ricetta dell’esperto, ma come un’ipotesi da verificare, e come tale ci sembra di poterle proporre ancora oggi.
Ci sono momenti della vita in cui si è obbligati a fare delle scelte, ci sono occasioni stringenti che obbligano a capire di più chi siamo, che costringono prendere coscienza dei propri talenti, dei propri doni. L’orientamento scolastico non si può ridurre alla raccolta di notizie sulle scuole superiori, sui diversi tipi di indirizzi, sulle materie e sul monte ore, ma è una provocazione (un evocare per) che rivela la grandezza del cuore, la dilatazione della propria apertura sul mondo. Una volta si diceva “voglio fare il medico perché voglio aiutare le persone più deboli, voglio essere utile…”: questa posizione conferma appunto che ciascuno di noi non è fatto per se stesso, per la propria gretta soddisfazione, ma per dilatare il Bene attraverso lo specifico del proprio lavoro. Quello dell'orientamento per l'individuazione della strada futura è un momento della vita in cui si è chiamati a fare scelte importanti, ma questo percorso si delinea, si schiude piano piano anche grazie a degli incontri rivelatori; a degli incontri che sono in grado innanzitutto di gettare luce sul presente, condizione necessaria per capire dove andare, cioè per orientarsi.
Ho imparato a rendermi conto che c’è un di più in ciò che studiamo. Ho imparato a meravigliarmi davanti a una pagina.
Fronte del Porto mi ha aiutato ad avere uno sguardo più comprensivo anche verso i miei studenti.
Oltre all’aiuto nello studio, ho conosciuto nuove persone, adulti e ragazzi, imparato a stare con persone nuove in un modo nuovo