Il paesaggio urbano negli ultimi anni non è più lo stesso. Costruzioni sempre più alte si innalzano verso il cielo come a volerlo conquistare. Lo skyline della città è profondamente e rapidamente mutato rispetto ai secoli precedenti in cui nulla doveva essere più alto della Madonnina del Duomo. Una Milano verticale, riflettente e risplendente, grazie alle grandiose superfici vetrate che ricoprono la quasi totalità dei nuovi grattacieli, cresce accanto alla città storica ed orizzontale, creando suggestivi scorci da sorprendere e gustare.
Il grande Battistero di Parma ha insegnato a generazioni di uomini che la vita quotidiana, nei suoi lavori più umili e nelle vicende storiche più complesse, è dentro un tempo che trascorre e che tende al cielo, all’ eterno. Le sculture dell’Antelami, il suo ciclo dei mesi e dei lavori, sono espressione della vita quotidiana salvata dall’ evento salvifico che inizia con il Battesimo. Nel Battistero terra e cielo si incontrano, e nel Duomo di Parma il grande dipinto della Cupola, opera del Correggio, insegna al popolo la speranza. Maria, portata in Gloria dagli angeli, è il segno per tutto il mondo che la vita non finisce su questa terra.
14 maggio 1861. Centocinquant’anni, un mese e ventisette giorni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia. Una ricorrenza tanto celebrata quanto poco sentita. A distanza di due anni si può dire che si è trattata dell’ennesima occasione perduta per fare i conti con la storia italiana, per capire come è nato il Paese in cui viviamo. Il Risorgimento, poi, è uno dei periodi storici più dissacrati secondo quella tipica paranoia italiana che prima esalta e poi annienta i propri miti. Così è stato quanto mai controcorrente quel pellegrinaggio di giovani e attempati, allievi e docenti al Museo del Risorgimento di Milano, piccolo ma ben curato. La fatica principale, in questi casi, è dare un senso ai cimeli che vi sono custoditi dal mantello di Napoleone al poncho di Garibaldi …. Ohibò! E dov’è finita la scrivania di Mazzini? Era proprio qui! Pazienza. Il percorso ci porta a conoscere personaggi che, oggi sono più sconosciuti del dendrobate amazzonico: Luciano Manara, i fratelli Dandolo, Morosini con l’eccezione di Goffredo Mameli. Quadri, armi, bandiere: a che servono? Compito di chi spiega è parlare di cose vive, di tradizione, di quella cultura che, in ogni modo ha fatto l’Italia e che è stato il glorioso appannaggio delle generazioni patriottarde, postnapoleoniche e predorotee. E’ visitando questi posti, raccontando questa storia che non ci si può rassegnare a che tutto questo passato sia ingoiato dal Nulla. W Garibaldi! W Pio IX!
Giotto ha lasciato un’opera che ha segnato la nostra cultura e la nostra sensibilità di uomini. Ci ha donato il senso vivo della storia, e il dramma umano che la attraversa. La storia di Gesù, è la storia in cui tutti gli uomini possono ritrovarsi. E nessuno prima l’ aveva rappresentata come Giotto ha saputo fare. Una storia, fatta di luoghi, di circostanze precise, di uomini e donne vere. Uomini che si esprimono, che si guardano, che sorridono e piangono. Figure vive, colori veri, realtà presente. Con Giotto fa la sua comparsa definitiva, nella pittura, la realtà. E tutto converge verso la figura di Cristo, suprema realtà, ed è da Lui sostenuta e giudicata, come potentemente suggerisce il Suo sguardo nella parete del Giudizio universale.
In uno dei luoghi più belli, quieti e insieme solenni, per le alte cime che lo circondano della Val Chiavenna si è consumato, secondo la tradizione, il martirio per decapitazione di S. Fedele. Soldato romano del III secolo, appartenente alla legione Tebaida, si sarebbe convertito al cristianesimo insieme a Maurizio, Carpoforo, Alessandro e altri. Perseguitato è scappato, sarebbe poi stato raggiunto qui sulle rive del fiume Mera, per essere ucciso. La tradizione ha costruito in questo luogo, a memoria perenne, un piccolissimo gioiello del romanico lombardo. Il suo corpo, in secoli successivi sarà poi portato a Como, e in parte anche a Milano, dove due splendide chiese hanno ulteriormente rafforzato la sua memoria.
l “mondo piccolo” in cui si muovono Don Camillo e Peppone non è un ambiente fisico, è un luogo umano fatto di spazi, volti, rapporti: l’abbiamo incontrato andando a Brescello, percorrendo gli spazi raccontati nei libri e nei film e incontrando le persone che ne vivono la memoria: perché (sembra incredibile!) quelle storie inventate sono talmente vere che qualcuno vuole renderle presenti alla gente di oggi. Così i figli di Guareschi hanno allestito un museo nella casa di papà, e ci incontrano i visitatori: un luogo vivo, perché ci si respira ancora l’aria di quei racconti. E’ lo stesso popolo che si ritrova, e riscopre un modo autentico di essere uomini.
Quasi sei secoli di lavoro per innalzare un edificio, il terzo della cristianità cattolica per dimensione, che vuole esprimere il tutto di un popolo: l’ideale che lo governa, la sua storia, l’amore per la realtà. Ci si sorprende ad osservare come sul Duomo, tra le sue tremilacinquecento statue, di santi e personaggi storici vari, abbia trovato luogo la rappresentazione, in scultura, di infiniti brani di realtà: fiori, frutta, animali d’ogni tipo. Ma anche oggetti come racchette del tennis, scarponi per la montagna, elmi da guerra. L’infinità varietà della realtà è stata qui rappresentata, quale segno dell’infinita potenza creatrice di Dio e dell’opera altrettanto creatrice dell’uomo. Questo straordinario compendio ha trovato la sua forma nel linguaggio internazionale del gotico, che ha rafforzato e definitivamente segnato la vocazione sovranazionale di Milano, appunto internazionale. Ulteriormente abbellito dal marmo di Candoglia, di colore bianco rosa che rende il Duomo una cattedrale di luce fatta pietra. Una costruzione il Duomo che è espressione non solo della fede cristiana, ma della civiltà di una città, fatta da tutti i suoi appartenenti, credenti e non. Tutti sentono come proprio il Duomo e tutti hanno a cuore la Madonna, detta “Madunina” che in un ultimo slancio lo sovrasta, offrendo, nel gesto delle sue mani, la terra tutta al cielo.
Abbiamo visitato i luoghi manzoniani avendo come guida le pagine del romanzo lette dall'attore Matteo Bonanni, riscoprendo la poesia del testo nei luoghi che gli hanno dato vita. Lo scrittore, infatti, quando descrive la città, i paesi, i luoghi in cui ambienta la sua storia, non rappresenta solo l'ossatura topografica di strade, valli, acque e giardini, ma la fa vivere e la fa gioire e soffrire addosso e dentro i personaggi. L'autore, insomma, non descrive soltanto, ma abita dentro questa natura, facendola vibrare della stessa trepidazione o speranza o disperazione dei suoi personaggi; o, al contrario, gettando su di essa i timori e le gioie di questi stessi personaggi.
la poesia sta dentro il movimento del mondo, partecipa delle sue miserie e della sua bellezza; è capace di quell'educazione dello sguardo senza la quale noi siamo frammentati, incapaci di essere integralmente persona e di vedere davvero la realtà che ci circonda. La poesia è una vera e propria forma di conoscenza, in modo particolare con alcuni poeti questa esperienza accade con un'intensità enorme: con Montale è possibile scoprire come la parola della poesia contenga tutto, ma non è il tutto; essa rappresenta lo strumento sporco e puro come il mondo, per attingere a una conoscenza prossima all'incessante movimento dell'io e dell'universo nel cammino di adesione di ciascuno di noi al proprio destino.
Dal 26 gennaio al 12 febbraio 2006 in piazza Duomo a Milano è stata allestita la mostra “La Rosa Bianca. Volti di un’amicizia”. L’iniziativa è stata promossa da PORTOFRANCO in collaborazione con i Figli della Shoa, la Fondazione per la Sussidiarietà, il Centro Culturale di Milano con il patrocinio dell’ Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, del Comune di Milano, della Provincia di Milano, della Regione Lombardia.
La mostra presenta l’esperienza di un gruppo di giovani studenti tedeschi i quali, diventati amici in forza della stessa passione alla vita, si opposero al nazismo, diffondendo tra l’estate del 1942 e il febbraio del 1943 sei volantini in cui incitavano il popolo tedesco a ribellarsi a Hitler. Molti di loro pagarono con la morte questo gesto di resistenza al nazismo. Su “La Rosa Bianca” è stato anche realizzato un film.
Mondo occidentale e mondo orientale trovano, nella splendida e dorata Basilica di S. Marco, dove sono conservate le spoglie dell’Evangelista, una sintesi unica e irripetibile.L’unità tra i due mondi è, grazie all’arte, resa possibile. Occidentale è il forte senso della presenza fisica che le figure rappresentate suggeriscono; orientale è la luce dorata che riverbera e avvolge il tutto, metafora della luce eterna di Dio. Occidentale ancora il gusto delle masse murarie, delle tante colonne che all’esterno si addensano; orientale la scelta dei marmi infinitamente colorati, che decorano tante pareti e che suggeriscono la leggerezza dei veli e delle tende, come fossero seta preziosa. All’interno lo spazio fisico è quasi annullato. Nel succedersi di archi, volte, finestre, ci viene suggerito, grazie al baluginio dell’oro che risplende, uno spazio infinito, che è lo spazio eterno di Dio. Ben cinquemila metri quadrati di mosaico, raccontano, sorprendendoci passo dopo passo, la storia della salvezza cristiana: dagli inizi della creazione raccontati nel libro della Genesi, e visibili nel portico d’entrata, nfino alla nascita della Chiesa, nella straordinaria cupola dedicata alla Pentecoste. Tutto esprime sacralità e sovra temporalità. Tutto è manifestazione del divino.
La mostra “Einstein 1905 il genio all’opera” è stata realizzata dall’associazione Euresis, associazione per la promozione e lo sviluppo della cultura e del lavoro scientifico, in occasione dell’anniversario dell’Annus Mirabilis di Albert Einstein (1905) durante il quale il fisico più famoso del secolo scorso pubblicò cinque articoli che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nell’indirizzare la fisica del Novecento. Tra questi articoli i più noti riguardano l’effetto fotoelettrico e la teoria della relatività speciale. La mostra è l’incontro con l’esperienza di un grande scienziato; attraverso le sue vicende personali e i suoi lavori scientifici si possono vedere all’opera i criteri di semplicità, armonia, rigore e unità che hanno guidato il “ libero gioco dei concetti” di una mente vivace e mai appagata.
Ho imparato a rendermi conto che c’è un di più in ciò che studiamo. Ho imparato a meravigliarmi davanti a una pagina.
Fronte del Porto mi ha aiutato ad avere uno sguardo più comprensivo anche verso i miei studenti.
Oltre all’aiuto nello studio, ho conosciuto nuove persone, adulti e ragazzi, imparato a stare con persone nuove in un modo nuovo